Tagli alla produzione e al personale, fatturati in calo, volumi di vendita ai minimi storici. Per le aziende del settore automobilistico il 2008 è stato un anno nero, e le prospettive per il 2009 non sono certo delle migliori. La profonda crisi del mercato dell’auto è legata all’andamento negativo dell’economia internazionale, causato a sua volta dalla crisi dei mutui subprime del 2007. Nel corso degli ultimi mesi, il numero di prestiti auto non rimborsati negli Usa è cresciuto vertiginosamente, con una conseguente stretta sul credito da parte delle banche e degli istituti di prestito americani. La mancanza di finanziamenti ha avuto un impatto negativo sulle vendite di automobili, che sono crollate rapidamente sino a toccare un -47% lo scorso novembre. I grandi colossi dell’auto americani sono stati messi in ginocchio dal trend negativo, tanto che Chrysler ha dovuto annunciare un fermo tecnico della produzione della durata di un mese, avviando al contempo dei negoziati per una fusione con General Motors. I big dell’auto hanno quindi cominciato a far sentire la loro pressione sull’Amministrazione Bush prima, e sul Presidente Obama poi, per ottenere consistenti aiuti di Stato. La richiesta totale di fondi da parte di Chrysler, GM e Ford ammonta ad oggi a un totale di 100 miliardi di dollari, necessari per evitare la bancarotta; in ballo, ci sono anche decine di migliaia di posti di lavoro a rischio. Il crollo del settore auto, tuttavia, non è rimasto confinato ai soli Stati Uniti: con l’Europa in piena recessione, e i mercati asiatici in difficoltà, la crisi si è estesa rapidamente sino a coinvolgere le industrie di tutto il mondo. Alcuni Paesi europei, Italia inclusa, hanno elaborato dei pacchetti di aiuti al settore, che includono finanziamenti ad hoc ed incentivi agli acquisti. La regolarità di tali misure è già al vaglio della Commissione Europea.